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Cassazione Penale, Sez. V, 7 settembre 2015 (ud. 27 marzo 2015), n. 36080
Presidente Marasca, Relatore Bruno
Pubblichiamo, per l’interesse mediatico della vicenda, le motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 27 marzo, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza resa dalla Corte di Assise di Appello di Firenze il 30 gennaio 2014 nei confronti di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher.
Quello celebrato a Firenze è stato il processo di appello “bis” nei confronti dei due imputati dopo che, il 25 marzo 2013, la prima sezione della Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio la prima sentenza di appello ordinando che si procedesse ad una nuova valutazione dei fatti da parte della Corte di Assise di Appello di Firenze.
In appello i giudici avevano condannato i due imputati rideterminando le pene rispettivamente in ventotto anni e sei mesi per Amanda Knox e venticinque anni per Raffaele Sollecito. Il 25 marzo 2015, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna inflitta in appello.
Il processo per l’omicidio di Meredith Kercher – si legge nelle motivazioni – ha avuto “un iter obiettivamente ondivago, le cui oscillazioni sono, però, la risultante anche di clamorose defaillance o ‘amnesie’ investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine“. Ad avviso della Suprema Corte, se non ci fossero state tali defaillance investigative, e se le indagini non avessero risentito di tali “colpevoli omissioni“, si sarebbe “con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, quanto meno di tranquillante affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell’estraneità” di Knox e Sollecito rispetto all’accusa di avere ucciso la studentessa inglese Meredith Kercher a Perugia il 1 novembre 2007.
I giudici escludono “la loro partecipazione materiale all’omicidio, pur nell’ipotesi della loro presenza nella casa di via della Pergola” e sottolineano la “assoluta mancanza di tracce biologiche a loro riferibili” nella stanza dell’omicidio o sul corpo di Meredith.
Secondo i giudici, poi, non hanno “certamente giovato alla ricerca della verità” il “clamore mediatico” dell’omicidio e i “riflessi internazionali” che la vicenda ha avuto, che hanno provocato una “improvvisa accelerazione” delle indagini “nella spasmodica ricerca” di colpevoli “da consegnare all’opinione pubblica internazionale”.
Nel “percorso travagliato ed intrinsecamente contraddittorio” del processo per l’omicidio Kercher c’è un “solo dato di irrefutabile certezza: la colpevolezza di Amanda Knox in ordine alle calunniose accuse nei confronti di Patrick Lumumba“. La sentenza rileva che la calunnia è stata confermata dalla stessa Knox in un contesto “immune da anomale pressioni psicologiche“. Per questo “una eventuale pronuncia della Corte di Giustizia Europea favorevole” al ricorso nel quale la Knox ha denunciato “un poco ortodosso trattamento degli investigatori nei suoi confronti“, non potrebbe “in alcun modo scalfire” il definitivo passaggio in giudicato della sentenza di colpevolezza per la calunnia, “neppure in vista di possibile revisione della sentenza, considerato che le calunniose accuse che la stessa imputata rivolse al Lumumba, per effetto delle asserite coercizioni, sono state da lei confermate anche innanzi al pm, in sede di interrogatorio, dunque in un contesto istituzionalmente immune da anomale pressioni psicologiche“.
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Parole chiave: Amanda Knox, featured, meredith kercher, Raffaele Sollecito
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