In questo articolo voglio spiegarti come abbiamo ottenuto una scarcerazione di un nostro assistito che era stato arrestato per rapina aggravata di un orologio d’oro. Dopo l’arresto, infatti questa persona ci ha contattati poiché era stata fissata udienza davanti al Giudice proprio per la convalida della misura cautelare. Dopo aver studiato approfonditamente gli atti del processo, siamo riusciti a tirare il nostro cliente fuori dal carcere.
Come abbiano fatto? Te lo spiego in questo articolo.
Indice dei contenuti
L’antefatto
Nel settembre 2021 un nostro Assistito veniva tratto in arresto con l’accusa di aver perpetrato una rapina nel 2020, insieme a un altro soggetto, nei confronti di una persona anziana, che si vedeva privata di un orologio d’oro.
In particolare, il nostro Assistito dopo un periodo di latitanza veniva arrestato perché fermato per un controllo dalla Polizia a bordo di un veicolo con targa estera.
Dal controllo fatto dagli operanti sul veicolo risultava che esso era stato adoperato nel corso della rapina del 2020, come risultava dalla denuncia sporta dalla vittima e, inoltre, la vittima stessa riconosceva, al momento dell’arresto, il nostro Assistito, quale autore della rapina cui era stata vittima un anno prima.
Tratto in arresto, veniva eseguita una perquisizione presso l’abitazione dell’indagato, nel corso della quale veniva rinvenuta la carcassa di un oggetto che gli operanti della polizia individuavano come appartenente “verosimilmente” ad un orologio d’oro.
La contestazione
A seguito dell’arresto, pertanto, al nostro Assistito venivano contestati reati molto gravi e, cioè, aver rapinato la vittima privandola del suo orologio, a bordo di una vettura, serrandole il braccio chiudendo il finestrino anteriore, bloccandola e trascinandola per diversi metri, provocandole così gravi lesioni per le quali veniva ricoverata in ospedale.
Le figure di reato
Si contestavano, quindi, il reato di rapina e il reato di lesioni aggravate.
In particolare, il reato di rapina (previsto dall’art. 629 cod. pen.) differisce da quello di furto (art. 624 cod. pen.) perché la sottrazione del bene avviene attraverso minaccia o, come nel caso di specie, violenza.
La legge italiana punisce il reato di rapina molto gravemente, rispetto a quello di furto perché, a differenza di quest’ultimo, non arreca pregiudizio solo al patrimonio della vittima, ma anche alla sua integrità fisica (nel caso della violenza) e mentale (nel caso della minaccia).
Infatti, la rapina prevede una pena che va da un minimo di 5 anni di reclusione a un massimo di 10.
Nel caso di specie, poi, essendo aggravata dal fatto che la vittima avesse più di sessantacinque anni, il nostro Assistito rischiava da 6 a 20 anni di reclusione.
Il furto, invece, viene punito con una pena che va da un minimo di 6 mesi di reclusione a un massimo di 3 anni.
Il nostro Assistito, inoltre, veniva accusato del reato di lesioni perché nel corso della rapina, la vittima aveva riportato delle vistose ferite.
Il reato di lesioni, in questo caso, era aggravato dal fatto che il pregiudizio alla salute fisica aveva comportato dei tempi di guarigione superiori a 40 giorni.
Infatti, il reato di lesioni viene punito diversamente a seconda che il tempo di guarigione necessario a seguito dell’evento lesivo sia inferiore a 20 giorni, superiore a 20 giorni ma inferiore a 40 giorni o superiore a 40 giorni.
In quest’ultimo caso, che è quello che ha interessato il nostro Assistito, la pena era di massimo 1 anno di reclusione.
In sostanza, l’indagato rischiava fino a ventun anni di carcere.
Se vuoi approfondire i temi afferenti i reati di rapina e furto, ti invito a leggere i nostri articoli qui si seguito:
- Il reato di rapina: cosa è e come viene punito?
- Accusata di furto pluriaggravato: Assoluzione per una nostra assistita!
Per quali motivi l’Accusa chiede la Carcerazione
Il nostro Assistito veniva arrestato e veniva chiesta la carcerazione perché l’Accusa riteneva sussistenti gravi indizi che portavano alla sua responsabilità.
Infatti, la vettura aveva la stessa targa di quella adoperata un anno prima per la rapina, la vittima riconosceva il nostro Assistito quale autore del reato e durante la perquisizione veniva ritrovato un oggetto appartenente “verosimilmente” ad un orologio d’oro.
Inoltre, veniva chiesta la carcerazione perché il nostro Assistito, di nazionalità straniera, avrebbe visto da lì a poco scadere il permesso di soggiorno e quindi c’era il pericolo che scappasse dall’Italia, rendendosi irreperibile.
Inoltre, l’Accusa chiedeva la carcerazione perché nel 2020, cioè quando fu perpetrata la rapina, il nostro Assistito era senza fissa dimora, e quindi non poteva essere sottoposto agli arresti domiciliari.
La strategia difensiva
Il nostro Studio Legale, analizzato attentamente il caso, improntava una strategia difensiva finalizzata alla scarcerazione del nostro cliente.
In sostanza, la difesa rappresentata dai nostri Professionisti, rilevava che dal punto di vista dell’attribuzione del reato all’indagato non vi erano quei gravi indizi che l’Accusa ravvisava e che avrebbero legittimato la carcerazione.
Infatti, anche se la targa della vettura era la stessa di quella adoperata dalla rapina, non poteva darsi pieno credito al riconoscimento operato dalla vittima a distanza di oltre un anno dalla commissione della rapina.
Per di più, la persona offesa riconosceva il nostro Assistito dall’interno dell’ospedale ove era ricoverata, perché di età avanzata e di salute cagionevole: il riconoscimento di persona dunque non poteva definirsi affidabile.
Inoltre, secondo la legge italiana, perché il riconoscimento di una persona sia valido occorre che esso avvenga tra altre persone, non dissimili fra loro, per fugare qualunque dubbio.
Nel caso in esame, invece, solo il nostro Assistito era stato condotto al cospetto della vittima, la quale, così, è stata in un certo senso indotta a riconoscerla.
Anche il fatto, poi, che all’interno dell’abitazione dell’arrestato fosse stato ritrovato un oggetto “verosimilmente” appartenente ad un orologio non consentiva di raggiungere un grado di verosimiglianza prossimo alla certezza che consentisse la carcerazione dell’indagato.
Veniva, inoltre, smentito il pericolo di fuga del nostro Assistito, che ravvisava l’Accusa.
Se era vero, infatti, che l’indagato non aveva una fissa dimora nel 2020, data in cui si era verificata la rapina, altrettanto vero era che tra il 2020 e il 2021 il nostro Assistito aveva reperito un idoneo domicilio e una regolare attività lavorativa.
Questo, oltretutto, veniva evidenziato dai nostri Professionisti quali elementi indicativi sicuramente di una volontà di integrarsi all’interno del territorio italiano da parte del nostro Assistito e non certo una volontà di scappare.
Anche se il permesso di soggiorno sarebbe da lì a breve scaduto, il nostro Assistito avrebbe certamente chiesto il rinnovo, atteso che si era inserito nel contesto socio culturale dello stato italiano.
L’assenza di un domicilio, infine, per legittimare la carcerazione, secondo la tesi del nostro Studio Professionale avrebbe dovuto verificarsi non all’epoca dei fatti, ma nel momento dell’arresto, cosa che, come detto, non era.
La decisione del Giudice
Il Giudice rigettava la richiesta di carcerazione dell’Accusa e accoglieva le tesi difensive, disponendo la scarcerazione del nostro Assistito e collocandolo agli arresti domiciliari presso la sua abitazione in attesa del giudizio.
Ed infatti – rilevava il Giudice – l’indagato aveva, tra il 2020 e il 2021 reperito un’abitazione e un’attività lavorativa stabile, e la carcerazione va intesa solo come soluzione estrema di privazione della libertà personale, da adottare solo se le altre misure (come gli arresti domiciliari) risultano non idonee.
Rilevava, inoltre, il Giudice, che non c’era pericolo che l’indagato scappasse, avendo, nel giro di un anno, stabilito il centro della propria vita sul territorio italiano.
Il nostro assistito ha accolto con grande felicità la decisione del Giudice il quale -come detto- ha accolto in pieno la nostra tesi ed ha disposto la sua scarcerazione: il nostro cliente, dopo lo spavento, ha potuto riabbracciare la sua famiglia e così può affrontare il processo evitando il carcere.
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⇒ Accusa di Rapina aggravata. Scarcerazione per nostra assistita
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