Coltivazione domestica di marijuana, quando non è considerata reato?

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Coltivazione domestica di marijuana, quando non è considerata reato?

La coltivazione domestica Marijuana Cannabis, in seguito all’intervento delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, non è più considerata come reato.

Questo significa che se tu, un tuo parente o un tuo amico siete indagati o sottoposti a procedimento penale per aver coltivato un piccolo quantitativo di sostanze stupefacenti di tipo Marijuana, avrete la possibilità di difendervi in giudizio e dimostrare all’Autorità Giudiziaria l’irrilevanza penale della condotta qualora si tratti di una coltivazione domestica Marijuana Cannabis destinata all’uso personale.

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AVV. VINCENZO EZIO ESPOSITO

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12348 del 2020 sono intervenute in maniera decisa sulla complessa materia della coltivazione di sostanze stupefacenti, fornendo finalmente una valutazione chiara delle condotte che assumono rilevanza penale da quelle che, invece, non dovranno essere considerati rilevanti dal punto di vista del diritto penale.

Nello specifico la distinzione principale effettuata dalla Corte di Cassazione si è incentrata sugli elementi strutturali dai quali è possibile desumere la sussistenza di una coltivazione domestica Marijuana Cannabis, destinata quindi all’uso personale del singolo individuo, differenziandola sostanzialmente dalla coltivazione destinata al consumo su larga scala, capace di incidere in maniera decisa sulla sicurezza pubblica.

Sta di fatto che l’art. 73 del D.P.R. 309 del 1990, nel precisare quali siano le condotte penalmente rilevanti nell’ambito delle sostanze stupefacenti, punisca indistintamente chiunque “coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo sostanze stupefacenti o psicotrope”.

In questo caso, quindi, il legislatore, attraverso una norma che disciplina in maniera precisa tutte le diverse condotte a cui viene attribuita rilevanza penale in materia di stupefacenti, ha inteso punire chiunque coltiva sostanza stupefacente, senza tuttavia effettuare alcun tipo di distinzione tra la coltivazione domestica Marijuana cannabis e la coltivazione su larga scala di tale sostanza, destinata quindi al successivo commercio.

La soluzione a cui è arrivata la Corte di Cassazione a Sezioni Unite, da questo punto di vista, è riuscita a colmare un evidente vuoto legislativo, fornendo finalmente una distinzione chiara tra la coltivazione domestica Marijuana Cannabis e la coltivazione destinata al commercio di detta sostanza stupefacente.

Quando si può parlare di coltivazione domestica marijuana cannabis?

A parere della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, i principali elementi dai quali è possibile desumere l’esistenza di una coltivazione domestica Marijuana Cannabis sono i seguenti:

  1. La coltivazione deve essere di minime dimensioni, essendo in tal modo facilmente desumibile che il quantitativo di stupefacente prodotto dalla stessa sarà destinato al singolo individuo e non, invece, alla successiva vendita;
  2. Le produzione della sostanza stupefacente deve avvenire mediante tecniche “rudimentali”, ritenendo al riguardo che una coltivazione dello stupefacente mediante tecniche professionali costituisca sicuramente un forte elemento di natura indiziaria in merito alla produzione della stessa per un uso non esclusivamente personale;  
  3. Coltivazione di uno scarso numero di piante; elemento questo sulla base del quale si prende in considerazione il dato quantitativo inerente il numero di piante coltivate per desumere un utilizzo esclusivamente personale dello stupefacente ricavabile dalle stesse; 
  4. Modestissimo quantitativo di prodotto stupefacente ricavabile dalla coltivazione; elemento questo in ragione del quale, prescindendo dal dato quantitativo delle piante, si prende in considerazione la qualità delle stesse; 
  5. La mancanza di ulteriori indici di un inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti.

In questo caso la Corte di Cassazione, nel cercare di definire nella maniera più chiara possibile quali siano gli elementi dai quali sia possibile desumere la sussistenza di una coltivazione domestica Marijuana Cannabis ha comunque lasciato un ampio margine di discrezionalità all’Autorità Giudiziaria, evitando quindi di imporre paletti stringenti in merito al numero di piante, ovvero allo specifico quantitativo di sostanza stupefacente che si può ricavare dalle stesse al fine di qualificare una condotta come coltivazione domestica Marijuana Cannabis.

La coltivazione domestica marijuana cannabis è considerata reato in Italia?

No, ed è questo l’elemento di maggiore interesse della sentenza formulata dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite.

Il dato fondamentale dal quale occorre necessariamente partire per comprendere appieno il complesso ragionamento effettuato dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite parte dalla considerazione che l’uso personale di sostanze stupefacenti, disciplinato dall’art. 75 D.P.R. 309/90, non viene considerato in Italia come reato, trattandosi di un mero illecito di natura amministrativa.

In questo caso, tuttavia, la coltivazione domestica Marijuana Cannabis non può in alcun modo essere parificata al semplice uso personale della sostanza stupefacente dal momento che, a differenza dell’art. 73 D.P.R. 309/90, l’art. 75 non annovera in alcun modo tra le diverse condotte che configurano l’illecito amministrativo quella della coltivazione per uso personale, riportando espressamente tra le diverse condotte sanzionate esclusivamente quelle di chi

importa, esporta, acquista, riceve a qualsiasi titolo o comunque detiene sostanze stupefacenti o psicotrope…”

senza tuttavia prevedere in maniera tipica, tra le diverse condotte rientranti nell’illecito amministrativo, anche la coltivazione per uso personale.

A parere della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, pertanto, nel giudizio di rilevanza penale in tema di coltivazione di Marijuana assume rilievo determinante proprio il principio di tipicità della condotta.

Da questo punto di vista, a parere della Corte di Cassazione, la coltivazione domestica Marijuana Cannabis non è in alcun modo equiparabile dal punto di vista della tipicità del reato alle produzioni di cannabis disciplinate dal legislatore nell’art. 73 D.P.R. 309/90 dal momento che le coltivazioni domestiche

hanno, per definizione, una produttività ridottissima e, dunque, insuscettibile di aumentare in modo significativo la provvista di stupefacenti

evidenziando quindi come la coltivazione domestica Marijuana cannabis non sia, a differenza della condotta prevista dal legislatore, in grado di alimentare il mercato illecito degli stupefacenti.

Sta di fatto che, sulla base della valutazione effettuata dalla Corte di Cassazione, ad assumere rilievo sarà esclusivamente la “prevedibilità della potenziale produttività” di sostanza stupefacente delle piante, unico elemento questo sulla base del quale sarà possibile formulare una distinzione tra la coltivazione penalmente rilevante e la coltivazione domestica Marijuana Cannabis, condotta quest’ultima alla quale non viene attribuita più  alcuna rilevanza penale.

Che differenza c’è tra coltivazione domestica marijuana cannabis e detenzione di sostanza stupefacente destinata all’uso personale?

Nonostante comunemente siano spesso utilizzati come concetti del tutto assimilabili, la differenza tra coltivazione domestica e detenzione finalizzata all’uso personale di marijuana sussiste, ed è sicuramente rilevante.

Sta di fatto che, alla luce dei chiarimenti forniti dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione sul punto, la coltivazione domestica Marijuana Cannabis non potrà più essere considerata come reato, pertanto alla stessa non potranno applicarsi in maniera del tutto automatica le sanzioni amministrative previste per l’uso personale di stupefacenti dall’art. 75 D.P.R. 309/90.

Sta di fatto che, qualora dalla coltivazione domestica Marijuana Cannabis non sia ancora ricavabile della sostanza stupefacente, non potrà sicuramente essere formulata nei confronti del detentore delle piante alcun tipo di contestazione ai sensi dell’art. 75 D.P.R. 309/90.

Diversamente, invece, qualora dalla coltivazione domestica Marijuana Cannabis sia prodotta della sostanza stupefacente dotata di efficacia drogante, potranno essere applicate le sanzioni di cui all’art. 75 D.P.R. 309/90 a chi ha provveduto alla coltivazione, tuttavia dette sanzioni saranno applicate non per aver coltivato la sostanza stupefacente (condotta questa non punibile), bensì per aver detenuto sostanza stupefacente destinata all’uso personale.

Qualora la coltivazione ecceda i limiti previsti per essere qualificata come coltivazione domestica, la condotta sarà sempre punibile?

Non necessariamente!! Da questo punto di vista, nel caso in cui la coltivazione di sostanza stupefacente ecceda i limiti per essere qualificata come coltivazione domestica, e quindi come condotta irrilevante dal punto di vista del diritto penale, ma si tratti comunque di una coltivazione dalla quale siano ricavabili quantitativi limitati di sostanza stupefacente, dovrà essere formulata un’attenta valutazione in merito al tipo di coltivazione, al quantitativo di sostanza stupefacente ricavabile  ed alle specifiche modalità della condotta.

In questo caso il ruolo dell’avvocato è di fondamentale importanza dal momento che, sebbene la condotta possa essere riconosciuta come penalmente rilevante, in caso di particolare tenuità del fatto potrà essere richiesta al Giudice competente l’applicazione della causa di esclusione della punibilità prevista dall’art. 131 bis c.p. in ragione della quale

Nei reati per i quali è prevista la pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni, ovvero la pena pecuniaria, sola o congiunta alla predetta pena, la punibilità è esclusa quando, per le modalità della condotta e per l’esiguità del danno o del pericolo, valutate ai sensi dell’articolo 133, primo comma, l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale”.

Allo stesso tempo si evidenzia come, finanche in tema di coltivazione di sostanza stupefacente, vi sia la possibilità di applicazione della fattispecie di reato autonoma prevista dal comma 5 dell’art. 73 D.P.R. 309/90 in ragione della quale è previsto un trattamento sanzionatorio decisamente più mite (da 6 mesi a 4 anni di reclusione) nel caso di lieve entità delle condotte inerenti le sostanze stupefacenti.

Perché rivolgersi ad un avvocato esperto con specifiche competente in materia di coltivazione domestica marijuana cannabis?

Quella della detenzione di sostanze stupefacenti è una materia estremamente complessa che, così come si è visto, è soggetta a costanti modificazioni ed aggiornamenti.

Affidarsi sin dal primo momento ad un avvocato con esperienza specifica nella materia della coltivazione domestica Marijuana Cannabis può essere un fattore di grande importanza per cercare di risolvere sin da subito un eventuale procedimento penale.

In questo caso i confini molto labili previsti nell’ambito della coltivazione domestica Marijuana Cannabis tra la condotta penalmente rilevante e quella che, come visto, non rileva da un punto di vista penale richiedono una specifica competenza del legale nella materia degli stupefacenti. 

È sempre consigliabile, dunque, affidarsi ad un competente Avvocato per coltivazione domestica Marijuana Cannabis, specializzato in materia, che conosca bene la materia giuridica trattata di modo che, sin da subito, vi sia la massima garanzia del diritto di difesa, disponendo la strategia difensiva più opportuna al caso specifico.

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