Quando si riceve una truffa on line tramite cryptovaluta, la domanda che ci si pone è sempre la stessa: è possibile recuperare i soldi? Ebbene, la risposta è sì, attraverso la blockchain.
In questo articolo voglio segnalarvi due importanti decisioni emesse al di fuori del contesto nazionale italiano dove sono stati disposti dei sequestri/ordini di ingiunzione attraverso la tecnologia Blockchain al fine di recuperare la valuta virtuale trafugata ad ignari risparmiatori da parte di falsi broker/hacker.
Le decisioni di cui voglio parlarti, come detto, sono due: una emessa negli Stati Uniti d’America e l’altra in Gran Bretagna.
I provvedimenti adottati sono certamente innovativi in quanto si tratta dei primi notificati ai truffatori attraverso la tecnologia Blockchain: ciò consente di poter superare il problema insito delle cryptovalute ovverosia l’anonimato della persona proprietaria del portafoglio virtuale (cd. ‘wallet’) e dunque avere la concreta possibilità di aggredire direttamente i fondi proventi della truffa perpetrata anche quando gli stessi non siano conservati su di una piattaforma exchange (come ad esempio ‘Binance’, ‘Coinbase’, ‘Crypto.com’ etc.).
Mi auguro che la possibilità di notificare ed eseguire dei provvedimenti di sequestro per recuperare il capitale distratto ad ignari risparmiatori sia al più presto intrapresa anche dalla magistratura italiana in quanto ormai le truffe sul trading on line (soprattutto in ambito crypto) stanno dilagando; infatti, tale problematica, è già stata oggetto di interrogazione parlamentare.
A mio avviso, dunque, il fenomeno criminale delle truffe on line tramite cryptovalute avrà -prima o poi- un argine e ciò accadrà grazie alla tecnologia blockchain applicata alla giustizia.
Andiamo, dunque, a vedere cosa hanno stabilito i provvedimenti adottati in Gran Bretagna e negli USA di cui prima ti parlavo.
Indice dei contenuti
1. Il provvedimento emesso dal Giudice Britannico: ‘F. D’A. c. Ignoti’
Il provvedimento in commento afferisce un caso dove un persona di origine italiana aveva subito – nel dicembre 2021 e nel maggio 2022- una grossa truffa in ambito cryptovalute per quasi due milioni e mezzo di dollari (2.1 milioni di USDT e 230.000 USDC) da parte di soggetti sconosciuti.
In sostanza, F. D’A., aveva investito l’ingente somma di denaro su di una piattaforma di trading on line (la ‘TDA-FINAN’) che poi si era rivelata una società fantasma (dunque una truffa) in quanto la stessa è – ad un certo punto – scomparsa senza la restituzione del capitale.
I fondi che il Signor F. D’A. credeva essere stati investiti nella predetta piattaforma di trading sono stati, in realtà, trasferiti su wallets (portafogli virtuali) riconducibili ai soggetti ignoti che hanno organizzato e commesso la truffa ai danni dell’ignaro investitore.
Attraverso le indagini tecniche poste in essere, sono stati rinvenuti i wallets dei truffatori ovverosia dove era situata la valuta virtuale del Sig. F.D’A. (i predetti 2 milioni e mezzo di dollari circa).
Il Giudice, dopo aver risolto il problema della competenza, radicata in Inghilterra in quanto sia il portafoglio virtuale che la residenza del truffato erano situate nel predetto stato del Regno Unito, sostiene che ‘Binance’, la società proprietaria di wallets ove i truffatori conservavano la valuta virtuale, non avesse, al momento, alcuna responsabilità di sorta per aver fornito il suo servizio ai truffatori.
Sciolte, dunque, alcune questioni di carattere preliminari, il Giudice inglese ha concesso di notificare il decreto alla società truffaldina attraverso la tecnologia blockchain sul wallet dei truffatori affinché gli stessi potessero prendere nota della decisione di bloccare i fondi che erano stati rubati.
Il provvedimento, dunque, è stato notificato tramite NFT all’indirizzo virtuale della società fantasma come, del resto, è possibile evincersi nella parte di provvedimento che allego qui sotto.
Questo innovativo provvedimento preso dal Giudice inglese, però, non è l’unico: c’è, infatti, un altro caso simile che è stato trattato negli USA, precisamente nello stato di New York.
Vediamo lì che cosa è successo.
Il provvedimento emesso dal Giudice dello Stato di New York: ‘L. AG c. J. D. S.’
Il secondo caso di cui voglio parlarvi è quello deciso dal Giudice dello Stato di New York dove la truffa messa in atto riguardava la somma di ben 8 milioni di dollari mantenuti sulla piattaforma chiamata ‘LCX AG’: tutti gli asset virtuali rubati erano basati sulla blockchain di Ethereum.
In questa vicenda, la truffa, non era stata subita da una persona in particolare ma direttamente da una piattaforma di exchange che deteneva su diversi wallets il grosso ammontare di denaro virtuale rubato.
Anche in questo caso sono state fatte delle indagini tecniche ed è stato scoperto che i truffatori, dopo aver preso la valuta virtuale chiamata ‘ETH’ e e scambiata su altro exchange per altra valuta virtuale ‘USDT’, hanno dirottato il tutto su di un preciso wallet che è stato individuato proprio grazie alle predette indagini tecniche commissionate dalla società truffata.
Orbene, il wallet (e dunque la valuta virtuale rubata), era allocato su di una piattaforma di exchange la quale aveva la possibilità di bloccare il denaro virtuale per la successiva restituzione all’avente diritto (la società che era stata derubata).
Orbene, il Giudice dello Stato di New York, ha accordato il provvedimento richiesto dagli avvocati della piattaforma truffata concedendo loro, altresì, la possibilità di notificare il provvedimento in forma ‘NFT’ attraverso la tecnologia ‘Blockchain’.
Anche la seconda decisione qui commentata appare essere una decisione epica in quanto viene utilizzata una tecnologia innovativa al servizio della giustizia al fine di recuperare i proventi di una truffa (ovvero un furto) di cryptovalute.
Cosa ci insegnano questi due provvedimenti?
Questi due provvedimenti analizzati, ci insegnano una cosa fondamentale ovverosia che quando si subisce una truffa on line in ambito crypto è possibile adoperarsi concretamente per arrivare al recupero del capitale frodato anche attraverso il tramite di nuove tecnologie (nel caso di specie la ‘blockchain’).
È dunque opportuno affidarsi -come è stato fatto nei casi qui trattati- ad un avvocato competente che conosce bene il meccanismo afferente il mondo delle cryptovalute e della blockchain al fine di ottenere il risultato sperato ovverosia il recupero del capitale dopo aver subito una truffa on line.
Ciò è possibile -ed è stato fatto- anche in Italia come posso dimostrarvi nel paragrafo sotto.
È possibile, dunque, recuperare i soldi da una truffa on line?
Sì !!!
Leggi l’articolo di come siamo riusciti a recuperare i soldi da una truffa on line.
È mi corre l’obbligo di dirti che non è stato l’unico caso, infatti, in Italia, ci sono stati diversi episodi in cui le forze dell’ordine sono riuscite -attraverso sequestri di centinaia di migliaia di euro- a recuperare i soldi che erano stati trasformati in cryptovalute.
Leggi l’articolo su come è possibile recuperare i soldi da una truffa in cryptovaluta e bitcoin.
Avvocato specializzato nelle truffe on line in ambito Crypto
Avrai dunque capito che siamo esperti nell’ambito delle truffe on line.
Abbiamo affrontato diversi casi di truffa on line sulle Criptovalute e ti consigliamo di fare molta attenzione: prima di fare qualsiasi passo, soprattutto quando decidi di fare degli investimenti importanti, consulta prima degli esperti in materia in quanto una consulenza on line h24 preventiva può salvarti il portafogli !!!
Ti lascio altri articoli sul nostro sito afferenti l’argomento truffa on line crypto affinché tu possa trovare informazioni utili:
Abbiamo anche trattato sul nostro canale YouTube questi argomenti. Guarda i nostri video:
Truffa on line e Trading online. Come recuperare i soldi. Crypto Bitcoin – YouTube
Se vuoi, invece, una consulenza specializzata con un nostro avvocato crypto per una truffa on line già subita, non esitare a contattarci saremo subito a tua disposizione.