Prova a immaginare di trovarti in un altro Paese e di venire, all’improvviso, tratto in arresto per mandato di arresto europeo e riciclaggio, senza capire perché. Prova a immaginare di ritrovarti in un carcere, pieno di gente che non conosci e che non parla la tua lingua, con l’impossibilità, quindi, di comunicare anche con gli altri.
Il tutto, senza capire per quale motivo.
Può sembrare la sceneggiatura di un film d’azione o, addirittura, di un film paranormale. Invece che è una cosa che capita molto più spesso di quanto non credi.
In questo articolo voglio raccontarti la storia di un nostro Assistito che si è ritrovato coinvolto in una grande operazione di Polizia Giudiziaria (denominata Marrakech Express), coordinata dalla Procura della Repubblica di Latina, e che in ragione di ciò veniva tratto in arresto.
Il nostro Assistito, però, non parla la lingua italiana, così si è ritrovato rinchiuso in carcere senza sapere il perché. Per queste ragioni siamo riusciti ad ottenere per lui la scarcerazione.
Ci siamo occupati di un caso simile dove siamo riusciti ad ottenere una scarcerazione dopo un arresto per rapina di un rolex.
Capirai dunque che siamo degli esperti per questo tipo di casi.
Indice dei contenuti
L’antefatto
Un nostro Assistito, B. N., a seguito di una vasta operazione condotta dalla Polizia Stradale di Latina, coordinata dalla competente Procura della Repubblica, veniva tratto in arresto per mandato di arresto europeo e riciclaggio internazionale di auto usate.
L’operazione vedeva numerosi arrestati ed era stata condotta utilizzando strumenti investigativi particolarmente incisivi, quali intercettazioni telefoniche, pedinamenti e controlli, perquisizioni e sequestri.
In particolare, le vetture oggetto di riciclaggio sarebbero transitate tra l’Italia e l’estero e, in particolare, la Mauritania.
Trattandosi di vetture lussuose, il guadagno che avrebbero tratto gli indagati sarebbe stato particolarmente rilevante e, inoltre, le indagini avrebbero svelato una vera e propria rete internazionale estremamente articolata.
I numerosi episodi, unitamente alle modalità particolarmente allarmanti della condotta illecita facevano sì che ai polsi degli indagati scattassero le manette, e tra gli indagati vi era il nostro Assistito il quale veniva rintracciato in Francia a seguito dell’emissione di un mandato di arresto europeo.
Prima di essere arrestato, questi, tuttavia, rappresentava alla Polizia Giudiziaria di non essere in grado di parlare, né di comprendere, la lingua italiana.
Proprio per questo la Polizia, molto attentamente, nominava sin dal momento dell’arresto un interprete di lingua francese, unica lingua parlata e compresa dal nostro cliente.
L’ordinanza di custodia cautelare e la carcerazione
Come avrai capito leggendo altri articoli sul nostro sito, si può essere carcerati in forza di un’ordinanza di custodia cautelare, che viene emessa, in presenza di determinati requisiti, dal GIP, su richiesta del PM.
Tali requisiti devono essere necessariamente indicati nell’ordinanza di custodia cautelare e sono, necessariamente
- i gravi indizi di colpevolezza e
- almeno una delle esigenze cautelari consistenti in
- pericolo di fuga;
- pericolo di reiterazione di condotte criminose simili;
- pericolo di inquinamento probatorio.
Questo perché è importantissimo che la persona arrestata conosca molto bene le accuse che gli vengano mosse, per difendersi al meglio.
Proprio in conformità a questo principio di elevata civiltà giuridica, la legge impone anche che l’ordinanza di custodia cautelare sia tradotta in una lingua comprensibile all’indagato, a pena di nullità da eccepire quanto prima.
Nel nostro caso, invece, malgrado la Polizia per rendere chiaro ciò che stesse accadendo a B. nominava un interprete di lingua francese, allo stesso veniva notificata l’ordinanza di custodia cautelare, prima di condurlo in carcere, redatta unicamente in lingua italiana.
Così il nostro assistito aveva compreso, grazie all’interprete individuato dalla Polizia, che stava per essere condotto in carcere, ma non aveva compreso il motivo: rischiava oltre 12 anni di carcere, senza sapere perché.
Veniva condotto in carcere, in un ambiente del tutto nuovo, senza poter comunicare e senza poter spiegare a nessuno per quali ragioni.
Il contenuto dell’informativa di reato della Polizia
Gli avvocati Ismaele Brancaccio e Vincenzo Ezio Esposito venivano immediatamente contattati dai familiari di B. senza poter spiegare, peraltro, per quali motivi il parente si trovasse ristretto, visto che neanche quest’ultimo era stato in grado di illustrarlo.
Pertanto, gli Avvocati Esposito e Brancaccio si prodigavano immediatamente per estrarre copia dell’ordinanza di custodia cautelare e degli atti che ne erano posti a fondamento, in vista dell’interrogatorio di garanzia che si sarebbe tenuto meno di cinque giorni dopo l’arresto.
Ancora una volta, quindi, come consueto nel nostro lavoro, si richiedeva prontezza e reperibilità H24.
Tra gli atti posti a fondamento della richiesta di custodia cautelare e della relativa ordinanza vi erano gli stralci delle intercettazioni telefoniche avente come utenza bersaglio, tra le altre, quella di B. e l’informativa della Polizia Giudiziaria, che aveva provveduto già a identificare l’Assistito.
Quanto emergeva dall’analisi degli atti confermava quanto comunicato dal B. ai parenti: il primo non aveva compreso una sola parola delle accuse che gli venivano mosse.
Ed infatti: le intercettazioni telefoniche vedevano il nostro Assistito interloquire unicamente in lingua francese, non ravvisandosi tra gli atti neanche uno in cui viene spesa una sola parola d’italiano; la Polizia Giudiziaria, poi, nell’eseguire correttamente le operazioni d’identificazione, proprio a tutela del B. si curava di nominare un interprete di lingua francese.
Da tali dati si ricavava inequivocabilmente, l’impossibilità del B. di parlare, né tantomeno di comprendere, la lingua italiana e, quindi, anche le accuse che gli venivano mosse, cristallizzate nell’ordinanza di custodia cautelare che, ripetiamo, veniva redatta e notificata unicamente in lingua italiana.
L’interrogatorio di garanzia e l’eccezione della difesa
In sede di interrogatorio di garanzia, tenutosi cinque giorni dopo l’arresto del nostro Assistito, gli avvocati Brancaccio ed Esposito, dopo aver udito, a conferma di quanto già sapevano, l’indagato affermare al medesimo GIP di non essere in grado di parlare né comprendere la lingua italiana, eccepivano la nullità dell’ordinanza di custodia cautelare, rilevando che era presumibile già dapprima che la stessa venisse notificata, l’incapacità dell’indagato di comprenderla e che, pertanto, andasse notificata anche tradotta in lingua francese.
Gli avvocati Ismaele Brancaccio e Vincenzo Esposito, in particolare, si impegnavano in una lunga e articolata discussione a sostegno dell’eccezione di nullità dell’ordinanza di custodia cautelare che, ove accolta, avrebbe comportato l’immediata scarcerazione dell’Assistito.
Nel corso della discussione, in particolare, la difesa rassegnava tutte le risultanze investigative, dalle quali si desumeva chiaramente che il B. non parlava italiano.
Venivano passati in rassegna tutti gli atti istruttori, riletti in aula per rappresentarli al Giudice.
Il punto fondamentale, infatti, non era tanto, o non era solo, quello di provare che l’indagato non parlasse né comprendesse la lingua italiana, ma che, altresì, ciò era desumibile da prima che l’ordinanza cautelare venisse emessa.
Ciò in quanto, laddove fosse emerso solo in sede di interrogatorio che il B. non parlasse italiano, o che comunque ciò fosse apprezzabile solo in tale sede, e non prima, alcun “rimprovero” si sarebbe potuto muovere alla Procura, o al GIP e l’ordinanza non sarebbe stata nulla ma oggetto di un’immediata traduzione.
Siccome, invece, la difesa riusciva a rappresentare che già nella silente fase delle indagini era agevolmente comprensibile che il B. non fosse in grado di comprendere le accuse mossegli, laddove non formulate in una lingua a lui comprensibile, allora era evidente che già a monte andava tradotta l’ordinanza.
In difetto di tale adempimento, la stessa era da ritenersi nulla e l’indagato doveva essere scarcerato.
La posizione del PM e la decisione del Giudice
Il PM chiamato a pronunciare il suo parere sulla questione, noncurante dell’attenta analisi svolta dalla difesa, consistente nella puntuale analisi di tutti gli atti d’indagine compiuta, provava a sostenere che solo in quella sede, momento in cui l’indagato rappresentava apertamente di non comprendere la lingua italiana, si era potuto comprendere tale dato e, pertanto, chiedeva venisse immediatamente tradotta l’ordinanza di custodia cautelare, respingendo la nullità eccepita dalla difesa e la conseguente scarcerazione dell’assistito.
Il giudice, invece, accoglieva le richieste difensive, ripercorrendo, così come già avevano fatto gli avvocati Brancaccio ed Esposito, tutti gli atti d’indagine, dai quali era già agevole comprendere che B. non solo non aveva idea del motivo per il quale si trovasse lì, ma avrebbe dovuto saperlo in ragione degli indici rivelatori della sua ignoranza in materia di lingua italiana.
Pertanto, il GIP, in accoglimento dell’eccezione della difesa dichiarava, in favore di B. nulla l’ordinanza di custodia cautelare e ne disponeva l’immediata scarcerazione.
Va a questo punto rilevato che la difesa non ha, come pure è stato fatto trasparire in qualche testata giornalistica, trovato il “cavillo” per far uscire di prigione il proprio Assistito.
Gli avvocati Brancaccio ed Esposito hanno difeso la giustizia e il diritto, che impongono determinate forme a tutela anche dell’indagato.
Non comprendere le ragioni per le quali si viene arrestati è quanto di più terribile si possa immaginare, anche quando ciò avviene ai danni di “un colpevole”, che deve poter esercitare il suo diritto, costituzionalmente garantito, di difesa, consistente finanche in quello di liberamente confessare.
Perfino la confessione è impossibile da rendere in maniera genuina se non si ha, a monte, chiaro il motivo per il quale si è accusati.
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