Nei confronti del nostro assistito, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna muoveva delle accuse molto gravi, ritenendo che lo stesso fosse responsabile sia del delitto di furto aggravato della somma di euro 2.000 ai danni di una donna anziana, sia del delitto di indebito utilizzo carta di credito, disciplinato dall’articolo 493 ter c.p., norma questa che punisce con la pena della reclusione da 1 a 5 anni “Chiunque al fine di trarne profitto per sé o per altri, indebitamente utilizza, non essendone titolare, carte di credito o di pagamento, ovvero qualsiasi altro documento analogo che abiliti al prelievo di denaro contante o all’acquisto di beni o alla prestazione di servizi, o comunque ogni altro strumento di pagamento diverso dai contanti”.
In questo articolo voglio raccontarti come siamo riusciti ad ottenere l’assoluzione del nostro assistito e qual è stata la strategia processuale che abbiamo adottato affinché il Giudice per l’udienza preliminare, accogliendo totalmente la nostra tesi difensiva, emettesse nei confronti dello stesso una sentenza di assoluzione, ai sensi dell’articolo 530 comma 2 del codice di procedura penale.
Indice dei contenuti
L’antefatto e le accuse mosse nei confronti del nostro assistito
Così come ti dicevo in precedenza, nei confronti del nostro assistito veniva contestato il delitto di indebito utilizzo carta di credito, perché aveva effettuato, di notte, senza l’autorizzazione della persona offesa dal reato, un prelievo da uno sportello bancomat della somma di 2.000 euro. Gli veniva inoltre contestato il delitto di furto aggravato in relazione a questa stessa somma di denaro.
Si trattava, nello specifico, di reati molto gravi. In più il Pubblico Ministero, nel corso dell’udienza preliminare, aveva ipotizzato che, nei confronti dello stesso, potesse ritenersi sussistente finanche il delitto di circonvenzione di persona incapace, di cui all’articolo 643 del codice penale, norma questa che punisce con la “reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 206 ad euro 2.065” chiunque, abusando dello stato di infermità o deficienza psichica di una persona, la induca a compiere un atto che possa avere sulla persona rilevatasi “incapace” un effetto giuridico dannoso.
Ebbene, nello specifico, questa è la contestazione che veniva formulata nei confronti del nostro assistito:
Come ti dicevo, oltre al delitto di furto aggravato, veniva contestato al medesimo finanche il delitto di indebito utilizzo carta di credito, di cui all’art. 493 ter c.p. sulla base del seguente capo di imputazione:
Nel corso del procedimento penale, tenutosi innanzi al Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Bologna, il nostro assistito veniva difeso dall’avv. Ismaele Brancaccio dello studio legale Avvocato Penalista H24. Se vuoi avere maggiori informazioni in merito a tutti i professionisti del nostro studio legale ed alle loro specifiche competenze professionali ti consiglio di leggere questo articolo.
Lo studio del fascicolo e la nostra tesi difensiva
Una volta studiato l’intero fascicolo processuale ed ascoltata la versione dei fatti fornita dal nostro assistito decidevano di richiedere la definizione del processo nelle forme del giudizio abbreviato, ai sensi dell’articolo 438 del codice di procedura penale, ritenendo che dal fascicolo di indagine non fossero affatto emersi elementi sufficienti al fine di ritenere sussistente la responsabilità del nostro assistito per i delitti che gli venivano contestati.
Infatti, con la richiesta di definizione del procedimento nelle forme del giudizio abbreviato, il Pubblico Ministero deposita l’intero fascicolo con le indagini espletate al Giudice, il quale potrà fondare la propria decisione esclusivamente sulla base degli atti di indagine posti in essere fino a quel momento dal Pubblico Ministero, rinunciando quindi l’imputato a formare la prova nel corso del dibattimento, in contraddittorio tra le parti, ma avendo, a fronte di detta rinuncia, l’enorme vantaggio di ottenere uno sconto sulla pena pari ad 1/3 nel caso in cui dovesse essere ritenuto responsabile per il reato che gli viene contestato.
Se vuoi avere maggiori informazioni sul rito abbreviato, ovvero sapere quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa scelta processuale, ovvero quando richiederlo, ti consiglio di leggere questo articolo nel quale ti spiego nel dettaglio quali sono i vantaggi e gli svantaggi a cui potresti andare incontro nel caso in cui decidessi di definire il tuo processo con il rito abbreviato.
Infatti, dall’analisi di tutti gli atti di indagine, emergeva in maniera chiara esclusivamente il fatto che il nostro assistito, effettivamente, avesse effettuato il prelievo della somma dallo sportello bancomat, nel corso della notte, per l’importo che gli veniva contestato (2.000 euro), emergendo questo dato direttamente dalle telecamere di sorveglianza presenti nei pressi dello sportello bancomat, non potendosi tuttavia ritenere che, solo sulla base di detta circostanza, si potesse ritenere sussistente un giudizio di responsabilità del medesimo per il delitto di furto, per quello di indebito utilizzo carta di credito, ovvero finanche per il delitto di circonvenzione di persona incapace, così come veniva richiesto dal Pubblico Ministero nel corso dell’udienza preliminare.
Nello specifico, infatti, il reale “limite” di tutta l’attività di indagine derivava dal fatto che la persona offesa dal reato non fosse mai stata sentita dagli inquirenti, essendosi la medesima limitata a ratificare la denuncia/querela formalizzata dalla figlia alla Polizia la quale, tuttavia, forniva una versione dei fatti che non si conciliava affatto con tutti gli elementi emersi nel corso delle indagini preliminari, finendo per fornire una prova (a tratti) addirittura contraddittoria.
Chiaramente, avendo riscontrato questa grave mancanza nella fase delle indagini, la scelta è stata quella di definire il procedimento allo stato degli atti, mettendo quindi la difesa in risalto, così come in seguito ti dirò, tutte le enormi contraddizioni che erano emerse nel corso delle indagini e che, nello specifico, determinavano la necessità di assolvere il nostro assistito per tutti i delitti che gli venivano contestati, essendo del tutto insufficienti (o comunque sia contraddittorie) le prove in merito alla sua responsabilità.
Tali elementi, quindi, portavano la nostra tesi difensiva alla formulazione di una richiesta di assoluzione, in quanto il fatto contestato al nostro assistito non poteva essere considerato sussistente, non essendoci infatti la prova che il medesimo avesse commesso questi reati.
Le nostre richieste difensive
Così come ti dicevo in precedenza, l’assoluzione del nostro assistito per il delitto di indebito utilizzo carta di credito si dimostrava particolarmente complicata dal momento che, in effetti, era stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza della banca al momento del prelievo della somma di 2.000 euro, e la circostanza veniva riscontrata anche dai dati forniti dalla banca, essendo il prelievo stato effettuato proprio allo stesso orario in cui lo avevano ripreso le telecamere di sorveglianza.
Chiaramente, tuttavia, a detta circostanza faceva da contraltare il fatto che la persona offesa, nel corso dell’intera attività di indagine, non fosse mai stata sentita dagli inquirenti, non avendo mai la stessa fornito la propria versione dei fatti in merito al prelievo effettuato nel corso della notte dal nostro assistito e non potendo, pertanto, ritenersi che la stessa non avesse autorizzato quel prelievo.
Con le nostre richieste difensive, quindi, richiedevamo l’assoluzione del nostro assistito da tutti i reati che gli venivano contestati, non potendosi affatto ritenere che l’attività di indagine avesse fatto emergere un giudizio di responsabilità del medesimo capace di superare la fondamentale regola processuale in ragione della quale, tenuto conto di quanto previsto dall’articolo 533, comma 1, primo capoverso, del codice di procedura penale il “giudice pronuncia sentenza di condanna se l’imputato risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole dubbio”.
Nel caso del nostro assistito, infatti, alla luce della evidente contraddittorietà delle prove emerse nel corso delle indagini, molti erano i dubbi che si ponevano sulla sua responsabilità per i fatti che gli venivano contestati, potendo pertanto detti dubbi giustificare ampiamente la sua assoluzione.
La decisione del Giudice
La decisione del Giudice, chiaramente, si mostrava particolarmente complessa dal momento che erano state numerose le richieste difensive formulate nel corso del procedimento, nonché gli elementi di contraddittorietà delle prove messi in risalto dalla difesa, credendo fermamente nell’innocenza del ragazzo.
Ebbene, a fronte di una valutazione dei fatti che non si mostrava affatto semplice, il Giudice decideva di accogliere completamente la nostra tesi difensiva, disponendo l’assoluzione del nostro assistito proprio sulla base dell’art. 530 comma 2 del codice penale in ragione della seguente motivazione.
In questo caso, quindi, sulla base delle lacune investigative poste in risalto dalla difesa nel corso del processo, il Giudice decideva di assolvere il nostro assistito, rappresentando espressamente nella sentenza che: “Dalle lacune investigative sopra evidenziate, quindi, non può che discendere l’assoluzione dell’indagato, mancando la prova della sussistenza dei fatti in contestazione”.
Non potete immaginare la gioia e l’incredulità del nostro assistito allorquando gli abbiamo comunicato telefonicamente la notizia della sua assoluzione, attendendo il medesimo con estrema angoscia gli esiti del procedimento che, suo malgrado, lo vedeva coinvolto.
In questo caso, chiaramente, lo studio certosino di tutti gli atti di indagine e l’analisi specifica in merito a tutti gli elementi di contraddittorietà della prova emersa nel corso delle indagini, soprattutto in relazione all’ indebito utilizzo carta di credito permetteva al nostro assistito di ottenere una sentenza di assoluzione del tutto insperata.
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