Espulsione come misura alternativa alla detenzione: come ottenere uno sconto di pena di due anni

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Espulsione come misura alternativa alla detenzione: come ottenere uno sconto di pena di due anni

Introduzione

La Legge n. 189 del 2002, meglio nota come Legge “Bossi-Fini”, ha introdotto delle importanti novità in tema di espulsione alternativa alla detenzione, disponendo delle modifiche al Testo Unico sull’immigrazione in materia di espulsione dello straniero e prevedendo una “terza specie” di espulsione: infatti, oltre all’espulsione amministrativa e quella a titolo di misura di sicurezza è stata introdotta anche l’espulsione quale misura alternativa alla detenzione. 

Si tratta, nello specifico, di un beneficio che può permettere ai cittadini stranieri irregolarmente presenti sul territorio nazionale, dopo aver patito una sentenza di condanna, di evitare di scontare gli ultimi due anni di reclusione, tornando semplicemente nel loro Paese di provenienza. 

Ma vediamo assieme quando si applica questa Legge e quali sono i vantaggi e gli svantaggi che si possono ottenere.

Cosa prevede la legge?

Per meglio comprendere le novità introdotte dalla menzionata Legge, è opportuno innanzitutto esaminare l’articolo 16 comma 5 del Testo Unico sull’immigrazione, norma questa in ragione della quale: “nei confronti dello straniero identificato e detenuto, che debba scontare una pena detentiva, anche residua, non superiore ad anni 2, è disposta l’espulsione”.

Avrai capito che questo provvedimento di espulsione, introdotto dalla Legge cd. Bossi-Fini, è un tipo di provvedimento che può essere adottato dal Magistrato di Sorveglianza allorquando nei confronti del cittadino straniero presente irregolarmente sul territorio nazionale sia in espiazione una  condanna a pena (anche residua) non superiore ai due anni di reclusione.

Dunque, così come ti spiegherò successivamente, la possibilità di richiedere  la riduzione di pena fino a due anni è limitata soltanto a determinate categorie di persone e per determinati tipi di reati e potrà essere applicata una volta che avrai iniziato a scontare effettivamente la condanna. 

Pertanto, ai fini dell’applicabilità della espulsione alternativa alla detenzione, è fondamentale la sussistenza di alcuni requisiti; vediamo assieme quali sono.

Requisiti per l’applicazione del decreto di espulsione. Quali sono?

Così come ti dicevo in precedenza, la Legge n. 189 del 2002 ha introdotto tale forma di espulsione alternativa alla detenzione al fine di alleggerire in maniera corposa il sovraffollamento delle carceri in Italia.

Infatti, a differenza delle altre misure alternative alla detenzione, che si applicano a richiesta di parte, in questo caso è la stessa Legge a prevedere i l’espulsione alternativa alla detenzione allorquando ricorrono alcuni (pochi) requisiti: 

  • Devi essere uno straniero irregolare sul territorio italiano. L’articolo 16 di detta Legge, infatti, prevede espressamente che l’espulsione alternativa alla detenzione possa essere applicata quando, non essendo cittadino dell’Unione Europea, la persona soggiorni sul territorio italiano in carenza di un regolare permesso di soggiorno. Chiaramente, infatti, nel caso in cui tu stia scontando la pena in carcere, ciò non ti permetterà di rinnovare il permesso di soggiorno, dal momento che, così come viene riportato finanche nella sentenza della Cassazione, Sez. Unite Civili, n. 7892/2003, la detenzione è stata riconosciuta come legittimo impedimento al rinnovo del permesso di soggiorno.
  • Devi essere un soggetto identificato. L’identificazione è disposta ai sensi del comma 5 bis dell’art. 16 e prevede che al momento dell’ingresso in carcere, la direzione dell’istituto penitenziario richieda al Questore del luogo tutte le informazioni utili alla tua identificazione (anche con riferimento alla tua nazionalità). Dunque, l’identificazione risulta fondamentale per consentire l’esecuzione dell’espulsione.
  • Devi trovarti nelle condizioni previste dal precedente art. 13 del Testo Unico dell’immigrazione in materia di espulsione amministrativa e cioè: 1) sei entrato nel territorio dello Stato sottraendoti ai controlli alla frontiera; 2) ti sei trattenuto nel territorio dello Stato in assenza di un titolo autorizzativo, quindi senza aver richiesto nei termini stabiliti un valido permesso di soggiorno salvo il caso in cui, nello specifico, il ritardo sia dovuto da cause di forza maggiore o quando il permesso ti è stato revocato, annullato, rifiutato o è scaduto da più di 60 giorni e non ne hai richiesto il rinnovo; 3) quando risulti rientrare in una delle categorie previste dall’art. 1, 4 e 16 del d-lgs n.159/2011 (Codice delle leggi antimafia e misure di prevenzione).

Come si applica l’espulsione? 

Per quanto riguarda l’aspetto procedurale, essendo questo tipo di espulsione una misura alternativa alla detenzione prevista dalla Legge, l’iter per applicarla dovrebbe partire direttamente dall’istituto di detenzione nel quale risulti detenuto, il quale dovrebbe comunicare al Tribunale di sorveglianza tutte le tue informazioni in modo che si effettui nei tempi necessari l’istruttoria. 

Chiaramente, questo molto spesso non accade e sono numerosissimi i casi di detenuti stranieri che si vedono notificato il provvedimento di espulsione immediatamente dopo essere usciti dal carcere, impedendo quindi ai medesimi di poter sfruttare i benefici della riduzione di pena fino ai due anni come espulsione alternativa alla detenzione.

Dunque, salvo che il Questore comunichi che non è stato possibile procedere alla tua identificazione, l’istituto penitenziario ovvero il tuo difensore dovrà trasmettere al Magistrato di Sorveglianza tutti gli atti utili per l’adozione del provvedimento di espulsione con conseguente riduzione della pena da scontare fino a due anni di reclusione. 

Il Magistrato di Sorveglianza quindi, deciderà con decreto motivato se disporre o meno la tua espulsione ancor prima che sia terminata la pena in Italia. 

Solo una volta emesso detto decreto, ti verrà notificato e sarà comunicato anche al tuo difensore ed al Pubblico Ministero.

Cosa posso fare in caso di decreto espulsione?

Così come ti dicevo in precedenza, il provvedimento di espulsione alternativa alla detenzione viene applicato dal Tribunale di Sorveglianza senza provvedere preventivamente al tuo ascolto. 

Tuttavia, devi sapere che la Legge prevede la possibilità di opporti a tale provvedimento, ma dovrai avvalerti dell’aiuto di un avvocato esperto in materia di espulsione visti i tempi particolarmente brevi entro cui potrai agire. 

Infatti, il provvedimento applicato dal Magistrato di sorveglianza in materia di espulsione alternativa alla detenzione non è immediatamente ricorribile in Cassazione ma, tuttavia, entro dieci giorni dall’emanazione dello stesso, potrai impugnarlo innanzi al Tribunale di Sorveglianza il quale, a sua volta, deciderà nel termine di venti giorni. 

Chiaramente l’esecuzione del provvedimento (e la conseguente espulsione) sarà sospesa fino alla decorrenza dei termini di impugnazione e, nel caso in cui  tu abbia formulato impugnazione, fino alla decisione del Tribunale di sorveglianza; durante questo periodo di tempo, ovviamente, continuerai ad essere detenuto. 

L’espulsione, una volta disposta, verrà eseguita materialmente dal Questore competente per il luogo di detenzione e sarà completata con l’accompagnamento immediato alla frontiera.

Quando non è possibile eseguire nell’immediato l’espulsione, a causa di situazioni temporanee che ostacolino l’esecuzione dell’accompagnamento alla frontiera (e ciò potrebbe ben accadere, per esempio, in assenza di un tuo valido documento di riconoscimento, a causa di problemi di salute o per questioni organizzative della Polizia Giudiziaria), il Questore potrà disporre l’accompagnamento provvisorio presso il centro di permanenza temporanea più vicino, per il tempo strettamente necessario a provvedere all’espulsione. 

Durante il periodo di permanenza presso il centro dovrà comunque essere garantita la tua libertà di corrispondenza, anche telefonica, con l’esterno. 

In tal caso, infatti, sarà necessario contattare un avvocato con esperienza in materia di espulsione, nonché in materia di esecuzione della pena.

Devi sapere, infatti, che la permanenza può essere di 30 giorni, prorogabile fino a 60. 

Quando non sia stato possibile trattenerti presso un centro di permanenza temporanea, ovvero quando siano trascorsi i termini di permanenza senza aver eseguito l’espulsione, può esserti ordinato di lasciare il territorio dello Stato italiano entro il termine di ulteriori cinque giorni. 

L’ordine è dato con provvedimento scritto, recante l’indicazione delle conseguenze penali a cui potresti andare incontro in caso di eventuale trasgressione.

Posso chiedere autonomamente l’espulsione senza attendere il provvedimento del Magistrato di Sorveglianza?  

Ovviamente la risposta è affermativa, ed anzi è opportuno che tu lo faccia con l’aiuto di un avvocato espulsione alternativa alla detenzione.

Infatti, anziché restare altri due anni in prigione, se desideri rientrare nel tuo Paese di origine, potrai facilitare il lavoro del Magistrato di sorveglianza e con l’aiuto di un avvocato potrai presentare autonomamente la richiesta di espulsione al Magistrato di Sorveglianza e beneficiare in tal modo della riduzione di due anni di pena.

Quindi, come ti dicevo in precedenza, potrai essere anche tu a presentare con l’aiuto di un avvocato la richiesta al Magistrato di Sorveglianza al fine di ridurre notevolmente i tempi di attesa in carcere e di beneficiare, effettivamente, della riduzione di pena di due anni.

I documenti che necessariamente dovranno essere presentati per la formulazione dell’istanza saranno:

  1. Un documento di identità, sempre in virtù del fatto che il Magistrato di Sorveglianza dovrà reperire tutte le informazioni utili sulla tua identità e nazionalità prima di emettere il decreto di espulsione. 
  2. Dichiarare la tua condizione di irregolarità per mancanza di un valido titolo di soggiorno in Italia;
  3. Specificare di non essere responsabile di uno dei delitti previsti dall’art. 407 comma 2 del codice di procedura penale;
  4. Specificare di non aver commesso delitti riguardanti la disciplina dell’immigrazione, ovvero quelli indicati dall’art. 12 T.U. Immigrazione.

In tal caso, è di fondamentale importanza l’aiuto di un avvocato esperto in materia di immigrazione, poiché in tempi rapidi potrà riuscire a redigere l’istanza ed a richiedere la riduzione di pena di due anni, così come prevista dalla Legge, evitando che possa esserti notificato un decreto di espulsione una volta scontata in carcere tutta la condanna, impedendoti, in tal modo, di poter beneficiare della riduzione di pena. 

Quando non può essere disposta l’espulsione come misura alternativa alla detenzione?

Come ti dicevo in precedenza, ai fini dell’applicabilità della espulsione alternativa alla detenzione, devono ricorrere degli specifici requisiti. 

Tuttavia, così come ti dirò a breve, ci sono anche delle precise cause ostative, ovvero delle cause in presenza delle quali il provvedimento di espulsione non potrà comunque essere disposto nei tuoi confronti, anche in caso di tua presenza irregolare sul territorio nazionale. 

È proprio l’articolo 16 comma 5 del T.U. Immigrazione, infatti, a fare esplicito riferimento ai casi in cui non può essere disposto il decreto di espulsione da parte del Magistrato di Sorveglianza.

Infatti, non potrà essere, ad esempio, disposto un decreto di espulsione nei tuoi confronti allorquando:

  1.  tu sia stato condannato per uno dei delitti indicati dall’articolo 12 del T.U. Immigrazione (disposizioni contro le immigrazioni clandestine);
  2. oppure quando sei stato condannato per uno dei reati prescritti dall’articolo 407 del codice di procedura penale: si tratta, nello specifico, dei delitti commessi per finalità di terrorismo o di eversione dell’ordinamento costituzionale, per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel minimo a cinque anni e nel massimo a dieci anni; 
  3. delitti di illegale fabbricazione, introduzione nello Stato, messa in vendita, cessione, detenzione e porto in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi da guerra, di esplosivi, di armi clandestine nonché di più armi comuni da sparo. 
  4. Non sarà infine applicabile l’espulsione anche qualora tu sia stato condannato per i delitti consumati o tentati di omicidio, rapina, estorsione o sequestro di persona a scopo di estorsione, ovvero per i delitti commessi al fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose.

Altri casi in cui non si può applicare l’espulsione

Al di fuori dei casi appena menzionati, i quali, come detto fanno riferimento al delitto per i quali sei stato condannato, esistono anche altri casi, espressamente indicati all’articolo 19 del T.U. Immigrazione, per i quali non potrà essere disposta la espulsione alternativa alla detenzione.

Devi sapere, infatti, che questo articolo esclude l’espulsione per i cittadini stranieri che non abbiano raggiunto i diciotto anni di età, ancorché siano stati condannati ad una pena detentiva non superiore ai due anni.

Altra condizione che impedisce l’applicazione di un provvedimento di espulsione è il fatto di aver ottenuto dalle autorità italiane un valido permesso di soggiorno: ciò, chiaramente, farà venire meno la tua condizione di cittadino irregolare sul territorio nazionale.

L’articolo 19, inoltre, ti permette, con l’ausilio di un avvocato esperto in tema di immigrazione, di impugnare avanti al Tribunale di Sorveglianza un eventuale provvedimento di espulsione emesso nei tuoi confronti dal Magistrato di sorveglianza nel caso in cui tu conviva stabilmente e in modo duraturo con parenti entro il quarto grado o con coniuge che sia cittadino italiano.

Oltre a quanto appena visto, altra situazione che impedisce l’applicazione dell’espulsione è, nel caso delle donne, l’essere in gravidanza o comunque madre di figli nati da meno di sei mesi, ciò in quanto si vuole garantire la tutela della famiglia nell’interesse superiore dei figli minori.

E se sono perseguitato nel mio Paese di provenienza, può essere disposta l’espulsione come misura alternativa alla detenzione?

In nessun caso l’espulsione può essere disposta nell’ipotesi in cui, qualora fossi rimpatriato nel tuo Paese, rischieresti di essere perseguitato per motivi di razza, sesso, lingua, cittadinanza, religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali, ovvero possa rischiare di essere rinviato verso un altro Stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione.

Questo limite vale sia per le espulsioni che per i respingimenti alla frontiera.

In questo caso, quindi, potrà esserti rilasciato un permesso di soggiorno per motivi umanitari che, chiaramente, impedirà l’applicazione del provvedimento di espulsione.

Non è, altresì, ammessa espulsione nei tuoi confronti qualora vi siano fondati motivi di ritenere che potrai essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti, in caso di rimpatrio nel tuo paese di origine. 

Ancora, se nel Paese verso cui dovrai essere espulso corri il rischio di subire violazioni del diritto al rispetto della tua vita privata o familiare, non sarà ammesso il decreto di espulsione nei tuoi confronti, a meno che esso non risulti necessario per motivi di ordine pubblico o sicurezza dello Stato. 

Quanto dura il provvedimento di espulsione?

Una volta disposta l’espulsione, verrai allontanato dal territorio nazionale con conseguente esplicito divieto di reingresso nel territorio italiano.

Tuttavia, l’articolo 16, comma 8, prevede un limite temporale a tale provvedimento, per cui la pena dei due anni di reclusione di cui hai potuto beneficiare risulta estinta alla scadenza del termine di 10 anni dall’esecuzione dell’espulsione di cui al comma 5, sempre che tu non decida di rientrare, tuo malgrado, illegittimamente e prima del decorrere di tale termine, nel territorio dello Stato. 

In tal caso lo stato di detenzione è ripristinato immediatamente, riprendendo così l’esecuzione della pena.

Dunque, ti sarà ben chiaro che potrai liberamente tornare lecitamente in Italia, come detto, solo dopo che saranno trascorsi 10 anni, altrimenti correrai il rischio di scontare la pena residua in Italia, essendo poi comunque espulso una volta compiuta la stessa.

Perché rivolgersi ad un esperto avvocato in caso di espulsione alternativa alla detenzione?

Come avrai potuto comprendere, quella trattata, è una materia particolarmente complessa, delicata, che richiede particolari e specifiche competenze professionali che non tutti gli avvocati posseggono.

È sempre consigliabile, dunque, affidarsi ad un avvocato che abbia specifica competenza nella materia in caso di espulsione alternativa alla detenzione in modo che, sin da subito, vi sia la massima garanzia del diritto di difesa, disponendo la strategia difensiva più opportuna al caso specifico.

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