Nei confronti del nostro assistito, un cittadino straniero residente in Italia da numerosi anni, la Procura della Repubblica presso il Tribunale de L’Aquila muoveva delle accuse molto gravi, ritenendo che lo stesso fosse responsabile del delitto di furto con destrezza, contestandogli nello specifico di aver sottratto dalle casse di un supermercato, con la complicità di un’altra persona, l’importo di 200,00 euro.
Nonostante l’apparente esiguità delle somme sottratte, erano state condotte delle indagini molto accurate nei confronti del nostro assistito, avendo la Polizia Giudiziaria riscontrato come lo stesso fosse già conosciuto alle Forze dell’ordine per dei precedenti di polizia inerenti reati del tutto simili, tutti posti in essere all’interno di esercizi commerciali, ed avendo la persona offesa dal reato riconosciuto lo stesso sulla base delle immagini estrapolate dalle telecamere di sorveglianza presenti all’interno del supermercato.
Nei confronti del nostro assistito, quindi, veniva contestato il reato di furto con destrezza, previsto dagli articoli 624 e 625 n. 4) del codice penale, norma questa che punisce con la pena della reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da 927 a 1.500 euro, chiunque “con destrezza” si impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarre profitto per sé o per altri.
In questo articolo voglio raccontarti come siamo riusciti ad ottenere l’ assoluzione furto aggravato del nostro assistito e qual’è stata la strategia processuale che abbiamo adottato affinché il Giudice, accogliendo totalmente la nostra tesi difensiva, emettesse nei confronti del nostro assistito una sentenza di assoluzione, ai sensi dell’articolo 530 comma 2 del codice di procedura penale, ritenendo non dimostrata la colpevolezza del nostro assistito “al di là di ogni ragionevole dubbio”.
Indice dei contenuti
L’attività di indagine e le accuse mosse nei confronti del nostro assistito
Come ti dicevo in precedenza, nei confronti del nostro assistito veniva contestato il delitto di furto aggravato dalla destrezza, avendo il medesimo sottratto dalle casse di un supermercato la somma di 200 euro, fingendosi un collezionista di banconote.
Con l’attività di indagine condotta dal Pubblico Ministero si dimostrava pacificamente come lo stesso: 1) Avesse dei precedenti di polizia giudiziaria per delitti del tutto simili, tutti condotti all’interno di esercizi commerciali; 2) Fosse effettivamente presente all’interno del supermercato, essendo la presenza dello stesso confermata dalle immagini delle telecamere di sorveglianza presenti all’interno dell’esercizio commerciale; 3) Avesse effettivamente richiesto al cassiere dell’esercizio commerciale di poter visionare delle banconote, professando di esserne un collezionista; 4) Fosse stato riconosciuto dal cassiere e dai dipendenti dell’esercizio commerciale.
Si trattava, nello specifico, di reati molto gravi per i quali, così come ti dicevo in precedenza, il nostro assistito rischiava una condanna fino a 6 anni di reclusione!
Ebbene, questa è la contestazione che veniva formulata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale de L’Aquila nei confronti del nostro assistito:
Nel corso del processo penale, tenutosi innanzi al Giudice monocratico presso il Tribunale de L’Aquila, il nostro assistito veniva difeso dall’avv. Ismaele Brancaccio dello studio legale Avvocato Penalista H24.
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Lo studio degli atti di indagine e la nostra strategia difensiva
Dopo aver studiato con attenzione l’intero fascicolo processuale e dopo aver ascoltato la versione dei fatti fornita dal nostro assistito, cominciavamo immediatamente ad impostare la nostra strategia difensiva, decidendo di richiedere la definizione del processo nelle forme del giudizio abbreviato, ai sensi dell’articolo 438 del codice di procedura penale.
Devi sapere, infatti, che attraverso questa scelta processuale viene consegnato al Giudice l’intero fascicolo delle indagini condotte dal Pubblico Ministero fino a quel momento, potendo quindi il Giudice decidere esclusivamente sulla base di detti atti, concedendo tuttavia all’imputato (che rinuncia alla formazione della prova nel corso del dibattimento) uno sconto di pena pari ad 1/3 in caso di eventuale condanna.
Infatti, diversamente da quanto ritengono in molti, la scelta di definire il procedimento nelle forme del giudizio abbreviato non costituisce affatto un’ammissione di colpevolezza da parte dell’imputato, potendo essere possibile che le indagini condotte fino a quel momento dal Pubblico Ministero non siano sufficienti per giustificare un giudizio di responsabilità dello stesso, ovvero che finanche ci siano dei vizi delle indagini che potrebbero comportare un’assoluzione dell’imputato.
Se sei interessato ad ottenere maggiori informazioni sul giudizio abbreviato, ovvero se vuoi sapere quali sono tutti i vantaggi e gli svantaggi che potrebbero derivare da questa scelta processuale, ti consiglio di leggere attentamente questo articolo nel quale ti spiego quali sono i vantaggi, gli svantaggi e tutte le conseguenze a cui potresti andare incontro nel caso in cui dovessi decidere di definire un processo nelle forme del giudizio abbreviato, ribadendoti comunque che questo rito non costituisce affatto un’ammissione di colpevolezza da parte dell’imputato.
Nell’immagine che segue, infatti, si evince la scelta del rito abbreviato da parte della difesa del nostro assistito il quale, così come ti ho detto in precedenza, è riuscito comunque ad ottenere una assoluzione furto aggravato da parte del Giudice, e questo nonostante avesse scelto di definire il procedimento con il rito abbreviato.
Infatti, sebbene dagli atti di indagine emergesse nitidamente il fatto che il nostro assistito fosse presente all’interno dell’esercizio commerciale e che, effettivamente, avesse richiesto al cassiere di visionare delle banconote presenti all’interno della cassa (circostanza questa ripresa dalle telecamere di sorveglianza), non risultava comunque dimostrata la sua colpevolezza per il delitto di furto dei 200 euro dal momento che, nello specifico, l’ammanco dei soldi dalla cassa veniva riscontrato soltanto nel momento della chiusura dell’esercizio commerciale, non avendo mai le immagini estrapolate dalle telecamere di sorveglianza ripreso alcun momento in cui il nostro assistito avrebbe potuto sottrarre le stesse.
Appariva evidente, da questo punto di vista, che il nostro assistito avrebbe dovuto essere assolto da questo reato quantomeno ai sensi dell’articolo 530 comma 2 del codice di procedura penale, norma questa in base alla quale “Il Giudice pronuncia sentenza di assoluzione anche quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l’imputato lo ha commesso, che il fatto costituisce reato”.
Nel caso del nostro assistito, infatti, la scelta di definire il procedimento nelle forme del giudizio abbreviato derivava proprio dalla considerazione che ritenessimo del tutto insufficienti le prove portate dal Pubblico Ministero per dimostrare la sua responsabilità per il delitto di furto con destrezza.
Tali elementi, quindi, portavano la nostra tesi difensiva alla formulazione di una richiesta di assoluzione furto aggravato, in quanto il fatto contestato al nostro assistito non poteva essere considerato sussistente, non essendoci la prova che il medesimo avesse commesso questo reato.
La richiesta di condanna del Pubblico Ministero e le nostre richieste difensive
Così come ti dicevo in precedenza, l’assoluzione del nostro assistito per il delitto di furto aggravato si dimostrava particolarmente complessa dal momento che, effettivamente, il medesimo era stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza presenti all’interno dell’esercizio commerciale, annoverando inoltre il medesimo dei precedenti di Polizia per reati del tutto simili a quello che gli veniva contestato.
Chiaramente, a detta circostanza faceva da contraltare il fatto che le telecamere di sorveglianza non avessero mai ripreso il momento della sottrazione dei soldi e che, effettivamente, l’ammanco dei soldi era stato riscontrato soltanto a fine giornata, nel momento di chiusura delle casse, non potendo quindi essere esclusa la circostanza che detti soldi fossero stati sottratti prima dell’arrivo del nostro assistito, ovvero anche successivamente al suo ingresso nel supermercato.
Con le nostre richieste difensive, quindi, richiedevamo l’ assoluzione furto aggravato del nostro assistito, non potendosi ritenere che l’attività di indagine condotta dal Pubblico Ministero avesse fatto emergere un giudizio di responsabilità del medesimo capace di superare la fondamentale regola processuale in ragione della quale, tenuto conto di quanto previsto dall’articolo 533, comma 1, primo capoverso, del codice di procedura penale il “giudice pronuncia sentenza di condanna se l’imputato risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole dubbio”.
Inoltre, anche in considerazione dell’esiguità dell’importo sottratto, richiedevamo il proscioglimento del nostro assistito per la “particolare tenuità del fatto” ai sensi dell’articolo 131 bis del codice penale.
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In ogni caso, con le richieste finali il Pubblico Ministero richiedeva che il nostro assistito fosse condannato alla pena finale di anni 1 e mesi 4 di reclusione.
Queste sono le richieste fatte dalla difesa e dal Pubblico Ministero:
Come vedi, nel caso specifico, il nostro assistito ha ottenuto l’assoluzione furto aggravato nonostante la richiesta di condanna da parte del Pubblico Ministero.
La decisione del Giudice
La decisione del Giudice, nel caso di specie, si mostrava assolutamente complessa dal momento che, nel corso del procedimento, erano state numerose le richieste difensive formulate nell’interesse del nostro assistito, avendo la difesa dimostrato come non potesse affatto ritenersi sussistente la responsabilità dello stesso “al di là di ogni ragionevole dubbio”, circostanza questa che avrebbe chiaramente obbligato il Giudice ad una sentenza di assoluzione dell’imputato.
Ebbene, a fronte di tutte le richieste difensive formulate, il Giudice decideva di accogliere completamente la nostra linea difensiva, disponendo l’assoluzione del nostro assistito proprio sulla base dell’art. 530 comma 2 del codice penale in ragione della seguente motivazione.
In questo caso, quindi, sulla base delle evidenti lacune investigative emerse nel corso del procedimento, il Giudice decideva di assolvere il nostro assistito dal delitto di furto con destrezza, rappresentando espressamente nella sentenza che: “non si può escludere che in effetti l’imputato si sia impossessato di n. 4 banconote di euro 50,00 ciascuna, così come riferito dalla p.o. in querela; parimenti però non si può nemmeno escludere che tale sottrazione non vi sia stata, per le ragioni sopra esposte”.
In buona sostanza, quindi, il Giudice non ha ritenuto sussistente la responsabilità dell’imputato “oltre ogni ragionevole dubbio”, avendo pertanto disposto l’assoluzione furto aggravato.
Non potete immaginare l’immensa gioia dal nostro assistito nel momento in cui gli abbiamo comunicato telefonicamente la notizia della sua assoluzione, attendendo lo stesso l’esito del procedimento con molta ansia.
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