In questo articolo ti spiego come siamo riusciti ad ottenere l’annullamento di una sentenza da parte della Corte di Cassazione in relazione al delitto previsto dall’articolo 187 Cds, ovvero guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, e come abbiamo fatto ad evitare la revoca della patente di guida nei confronti del nostro assistito, condannato sia in primo grado che in appello per questo reato.
Devi innanzitutto sapere che la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti in Italia è un reato ma che, a differenza della guida in stato di ebbrezza alcolica, per accertare la sussistenza di tale fattispecie di reato è sempre necessario verificare il reale stato di alterazione psico fisica determinato dall’assunzione degli stupefacenti, non essendo previsto alcun automatismo punitivo come invece avviene per la guida in stato di ebbrezza alcolica.
Se vuoi approfondire questo tema, infatti, ti consiglio di leggere questo articolo nel quale ti spiego quando può ritenersi configurato questo reato e quando, invece, non dovresti essere sottoposto a procedimento penale per la violazione dell’articolo 187 CdS anche nel caso in cui tu abbia condotto un veicolo dopo aver assunto sostanze stupefacenti.
Indice dei contenuti
Il caso del nostro assistito e le contestazioni formulate dal Pubblico Ministero
Il nostro assistito si rivolgeva ai professionisti dello studio legale Avvocato Penalista H24 per una consulenza, in quanto aveva subito una condanna sia in primo grado che in appello per il reato previsto dell’articolo 187 CdS, essendo stato trovato alla guida di un autoveicolo sotto l’effetto di cocaina, richiedendo pertanto, nel corso della consulenza legale, se ci fossero gli estremi per la formulazione di un ricorso per Cassazione, ovvero come fare per non perdere la propria patente di guida che, nello specifico, gli era necessaria per esigenze lavorative.
Nello specifico, l’interesse principale del nostro assistito era quello di non perdere la propria patente di guida dal momento che, con la sentenza di condanna, era stata disposta come sanzione amministrativa accessoria anche la revoca della patente di guida.
Si trattava di un caso molto complesso, in quanto nei confronti del nostro assistito veniva contestata una doppia circostanza aggravante, ovvero:
- Quella di aver provocato un sinistro stradale in seguito all’assunzione di cocaina;
- Quella di aver commesso il reato dopo le ore 22:00 e prima delle ore 07:00
Questo è infatti il capo di imputazione formulato nei confronti del nostro assistito da parte del Pubblico Ministero.
Come ti dicevo prima, nel momento in cui il nostro assistito si rivolgeva a noi, già aveva subito una sentenza di condanna in primo grado, confermata poi dalla Corte di Appello di Bologna, pertanto l’ultima strada che gli rimaneva era quella di formulare un ricorso per Cassazione contro la sentenza emessa dalla Corte di Appello.
La sentenza di primo grado con la quale è stata disposta la condanna
Il nostro assistito, nel corso del giudizio di primo grado, decideva di definire il procedimento nelle forme del giudizio abbreviato, in esito al quale veniva dichiarato responsabile del reato previsto dall’articolo 187 CdS e condannato alla pena di mesi 5 e giorni 10 di arresto ed euro 1.600,00 di ammenda, avendo inoltre il Giudice applicato allo stesso, ai sensi di quanto previsto dall’articolo 187 comma 1 bis CdS la sanzione amministrativa accessoria della revoca della patente di guida.
Infatti, nel caso in cui la persona che guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti provochi anche un sinistro stradale a causa dell’assunzione delle droghe è prevista come sanzione amministrativa accessoria la revoca della patente di guida.
Il nostro assistito, quindi, assolutamente terrorizzato alla sola idea di vedersi definitivamente tolta la patente di guida (anche perché gli era necessaria per esigenze lavorative) decideva di fare appello contro questa sentenza.
La sentenza di appello con la quale veniva confermata la sentenza di primo grado
La Corte di Appello di Bologna, decideva di conformarsi totalmente alla sentenza di primo grado, confermando quindi sia la pena principale che la sanzione amministrativa accessoria prevista per la violazione dell’articolo 187 CdS in caso di verificazione di un sinistro automobilistico, ovvero la revoca della patente di guida.
Il caso che ci veniva prospettato, quindi, era di una doppia sentenza conforme, in cui sia il Giudice di primo grado, che la Corte di Appello, avevano ritenuto corretta la contestazione fatta dal Pubblico Ministero, disponendo quindi la condanna del nostro assistito per il delitto di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di aver provocato un sinistro in stato di alterazione psichico/fisica derivante dall’assunzione della droga.
Lo studio del caso e le violazioni riscontrate nella sentenza di primo grado e di appello
Il nostro assistito si rivolgeva a noi pochi giorni prima della scadenza dei termini per la formulazione del ricorso per Cassazione, essendogli stato sconsigliato di perseguire detta strada alla luce della doppia sentenza conforme, sia in primo grado che in appello, per la violazione del delitto di cui all’articolo 187 CdS.
Nel corso della consulenza, tuttavia, riscontravamo alcuni vizi del tutto evidenti, sia della sentenza di primo grado che di quella di appello che, a nostro avviso, avrebbero potuto determinare dei buoni presupposti per l’accoglimento di un ricorso per Cassazione dal momento che, in concreto, non erano mai emersi elementi idonei a dimostrare lo stato di alterazione psico-fisica derivante dall’assunzione delle sostanze stupefacenti (elemento questo imprescindibile al fine di ritenere integrato l’illecito contravvenzionale di cui all’articolo 187 CdS) ma anche il fatto che non vi fossero elementi idonei a dimostrare la connessione intercorsa tra il sinistro stradale verificatosi e la contestata sussistenza della guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
Infatti devi sapere che, come sostenuto dalla stessa Corte di Cassazione in più riprese: “Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 187 cod. strada, non è sufficiente che l’agente si sia posto alla guida del veicolo subito dopo aver assunto droghe ma è necessario che egli abbia guidato in stato di alterazione causato da tale assunzione”.
Nel caso del nostro assistito, invece, lo stesso veniva considerato responsabile del reato solo perché gli accertamenti ematici avevano riscontrato la sua positività alla cocaina, facendo inoltre scaturire da detta circostanza, in maniera del tutto aprioristica, anche la verificazione del sinistro automobilistico.
Alla luce di detto quadro, nonostante il pochissimo tempo a disposizione (mancavano solo due giorni per depositare il ricorso per Cassazione) decidevamo di assumere il caso e ci mettevamo immediatamente al lavoro per tutelare gli interessi del nostro assistito proponendo nel suo interesse il ricorso per Cassazione.
La richiesta di accoglimento del ricorso del Procuratore Generale della Corte di Cassazione
Una volta depositato il ricorso, lo stesso Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, ritenendo la bontà delle nostre argomentazioni, in sede di requisitoria scritta richiedeva l’accoglimento dei nostri motivi di ricorso.
In buona sostanza anche il Procuratore Generale riteneva che la “Corte territoriale non ha motivato sulla sussistenza di un nesso causale tra l’alterazione quale conseguenza dell’assunzione di sostanze stupefacenti e la causazione del sinistro come conseguenza dell’alterazione dell’imputato in seguito all’assunzione di sostanze droganti”.
Chiaramente, la motivazione del Procuratore Generale in relazione all’accoglimento dei nostri motivi di ricorso, sebbene non vincolante per la decisione della Corte di Cassazione, ci ha dato manforte per il procedimento che in seguito abbiamo tenuto innanzi alla Suprema Corte.
La decisione della Corte di Cassazione e l’accoglimento dei nostri motivi di ricorso
La Corte di Cassazione, ritenendo la bontà delle nostre argomentazioni, e ritenendo sussistenti degli evidenti vizi nella motivazione della sentenza di appello, con la quale il nostro assistito veniva condannato per la violazione dell’articolo 187 CdS, decideva di accogliere il nostro ricorso disponendo la restituzione degli atti ad altra sezione della Corte di Appello di Bologna.
Non potete immaginare la gioia del nostro assistito quando gli abbiamo comunicato il provvedimento assunto dalla Corte di Cassazione, dal momento che lo stesso sembrava ormai già rassegnato a perdere la propria patente di guida.
In questo caso, nonostante il pochissimo tempo a disposizione, siamo riusciti ad ottenere un risultato di fondamentale importanza per il nostro assistito in un caso che, nello specifico, presentava notevoli complicanze.
Perché rivolgersi ad un avvocato esperto in caso di violazione articolo 187 CdS?
Come avrai potuto comprendere, quella trattata, è una materia particolarmente complessa, delicata, che richiede particolari e specifiche competenze professionali che non tutti gli avvocati posseggono.
È sempre consigliabile, dunque, affidarsi ad un competente Avvocato per violazione articolo 187 CdS, che conosca bene la materia giuridica trattata di modo che, sin da subito, vi sia la massima garanzia del diritto di difesa, disponendo la strategia difensiva più opportuna al caso specifico.
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