Guida sotto l’effetto di stupefacenti e provoca un incidente stradale: la Cassazione accoglie il nostro ricorso

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Guida sotto l’effetto di stupefacenti e provoca un incidente stradale: la Cassazione accoglie il nostro ricorso

In questo articolo ti spiego come siamo riusciti ad ottenere un provvedimento di annullamento della sentenza emessa dalla Corte di Appello da parte della Corte di Cassazione per un nostro assistito, accusato di aver commesso il delitto di guida sotto effetto di stupefacenti aggravato dall’aver provocato un sinistro automobilistico in orario notturno.

Nello specifico voglio spiegarti quali sono state le motivazioni di diritto che hanno spinto la Corte di Cassazione ad accogliere i nostri motivi di ricorso disponendo quindi la ritrasmissione degli atti alla Corte di Appello, annullandone quindi la sentenza.

Il caso del nostro assistito

Con sentenza emessa il 14.4.2023 la Corte d’appello di Bologna confermava la sentenza emessa nei confronti del nostro assistito da parte del Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Modena il quale, all’esito di giudizio abbreviato, aveva dichiarato il nostro assistito responsabile del reato di guida sotto effetto di stupefacenti, di cui all’art. 187, commi 1, 1 bis e quater, d.lgs. 30 aprile 1992 n. 285 (Codice della Strada), per avere lo stesso guidato la propria autovettura in stato di alterazione derivante dall’assunzione di sostanze stupefacenti, di notte e per aver provocato al contempo un incidente stradale, condannandolo quindi alla pena di mesi cinque e giorni dieci di arresto ed Euro 1.600,00 di ammenda.

Oltre a detto provvedimento, chiaramente, veniva altresì disposta come sanzione amministrativa accessoria la revoca della patente di guida, prevedendo espressamente l’articolo 187 del Codice della Strada che: 

Se il conducente in stato di alterazione psico-fisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope provoca un incidente stradale, le pene di cui al comma 1 sono raddoppiate e la patente di guida e’ sempre revocata”.

Dalla ricostruzione offerta dalle sentenze di condanna di primo grado e di appello emergeva che il personale della Polizia Municipale che era accorso al momento del sinistro aveva rinvenuto il veicolo condotto dal nostro assistito fuori strada, avendo lo stesso impattato contro l’ala del ponte presente ai margini della carreggiata stradale. 

Il nostro assistito, quindi, veniva immediatamente soccorso e portato presso il Pronto Soccorso, dove acconsentiva al prelievo dei campioni ematici.

Nello specifico, dai prelievi emergeva la positività alla cannabis del nostro assistito il quale, prontamente, rendeva spontanee dichiarazioni alla Polizia Municipale ed ai sanitari, dichiarando di essersi addormentato alla guida.

Sulla base delle risultanze istruttorie acquisite, quindi, il giudice di primo grado riteneva integrata la fattispecie di reato della guida sotto effetto di stupefacenti, giudizio questo confermato dal giudice di appello.

Lo studio degli atti processuali e la nostra linea difensiva

Una volta conferito il mandato difensivo provvedevamo immediatamente a studiare tutti gli atti del procedimento penale per comprendere se vi fossero i margini per poter formulare un ricorso per cassazione contro la sentenza emessa dalla Corte di Appello.

La particolare premura per la formalizzazione del ricorso per cassazione derivava dal fatto che, come ti dicevo in precedenza, con la sentenza di condanna il Giudice aveva anche disposto l’applicazione della sanzione amministrativa accessoria della revoca della patente di guida, circostanza questa che destava notevole preoccupazione nel nostro assistito il quale aveva la necessità di mantenere il titolo abilitativo alla guida per far fronte alle proprie esigenze di vita.

Il caso, nello specifico, veniva seguito direttamente dall’avvocato Bernardo Brancaccio dello studio legale Avvocato Penalista H24.

avvocato guida stupefacenti

Per quanto attiene le violazioni riscontrate, nello specifico si verificava come sia la sentenza di appello, che quella di primo grado, non si fossero in alcun modo confrontate con lo specifico tema dello stato di alterazione psico-fisica derivante dall’assunzione di sostanze stupefacenti in capo al nostro assistito, non essendo sufficiente la mera assunzione di sostanze stupefacenti per integrare lo stato di alterazione che avrebbe potuto permettere di ritenere integrata la guida sotto effetto di stupefacenti.

Inoltre si riteneva che non fosse in alcun modo dimostrato che lo stato di alterazione avesse determinato la verificazione del sinistro automobilistico, avendo in più riprese il nostro assistiti rappresentato che lo stesso si era verificato soltanto a causa di un colpo di sonno.

Le motivazioni di accoglimento del ricorso da parte della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7199 del 23 gennaio 2024 decideva di accogliere integralmente i nostri motivi di ricorso, annullando pertanto la sentenza emessa dalla Corte di Appello.

Nella motivazione della sentenza, infatti, viene espressamente riportato che: “E’ pacifico il principio secondo cui, ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 187 C.d.S., non è sufficiente che l’agente si sia posto alla guida del veicolo subito dopo aver assunto droghe, ma è necessario che egli abbia guidato in stato di alterazione causato da tale assunzione.

In altri termini la condotta tipica della contravvenzione di cui all’art. 187 d.lgs. n. 285 del 1992 non è quella di chi guida dopo avere assunto sostanze stupefacenti, bensì quella di colui che guida “in stato di alterazione psicofisica” determinato da tale assunzione e, pertanto, perché possa affermarsi la responsabilità dell’agente non è sufficiente provare che, precedentemente al momento in cui lo stesso si è posto alla guida, egli abbia assunto stupefacenti, ma altresì che egli guidava in stato di alterazione causato da tale assunzione.

Ciò richiede, quindi, non soltanto l’accertamento del dato storico dell’avvenuto uso di sostanze stupefacenti, ma anche quello dell’influenza sulle condizioni psico-fisiche dell’assuntore durante il tempo della guìda del veicolo. Tale ultimo accertamento può essere dimostrato attraverso gli esami biologici dimostrativi della avvenuta precedente assunzione dello stupefacente in associazione ai dati sintomatici rilevati al momento del fatto (con la valorizzazione delle deposizioni raccolte e del contesto -in cui il fatto si è verificato), senza che sia però necessario espletare una specifica analisi medica”.

Ebbene, detti principi giuridici sono esattamente quelli che avevamo utilizzato per la formulazione dei motivi di ricorso per cassazione, avendo individuato il principale vulnus della sentenza nel fatto che il nostro assistito fosse stato condannato sia in primo grado che in appello per il solo fatto di essere stato trovato positivo al test degli stupefacenti, senza che, tuttavia, fosse mai stato compiuto un successivo accertamento in merito al suo stato di alterazione psico-fisica.

Perché la Corte di Cassazione ha deciso di accogliere io nostro ricorso

Nel caso del nostro assistito la Corte di Cassazione ha ritenuto che:

“il giudice di merito ha totalmente omesso di argomentare a riguardo di questo essenziale elemento della fattispecie illecita, avendo in realtà omesso in radice di rendere motivazione circa la relazione ravvisata tra i dati di fatto così come esposti e la previsione legale. Del tutto assente, quindi, l’esplicitazione del percorso logico-giuridico che è a monte della pronuncia di condanna. 

E se la presentazione delle circostanze rilevanti (presenza di cannabinoidi nel sangue, coinvolgimento in un incidente stradale senza interessamento di altri veicoli, condizione di conducente di tale veicolo) può valere, per significatività di esse, quale implicita esplicazione del giudizio di ricorrenza di alcuni elementi di fattispecie, altrettanto non può dirsi per l’esistenza di alterazione psico-fisica durante le fasi della guida del veicolo”.

Questo è il testo della sentenza con il quale è stato accolto il nostro ricorso in materia di guida sotto effetto di stupefacenti:

guida sotto stupefacenti sentenza

Non potete immaginare la gioia e l’incredulità del nostro assistito quando gli abbiamo comunicato l’esito del procedimento innanzi alla Corte di Cassazione che, per noi, è stata la massima soddisfazione professionale ottenuta.

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